SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH

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venerdì 17 febbraio 2017

Dal Magistero di Papa Giovanni Paolo II (1920-2005)

Colui, il quale essendo Dio
è divenuto simile a noi in tutto,
dedicò la maggior parte degli anni
della sua vita sulla Terra
al lavoro manuale,
presso un banco di falegname.

PREGHIERA a san Giuseppe


giovedì 2 febbraio 2017

*** Le meditazioni del Canonico Don Paolo Bonaccia (1838-1894) ***


LA PRESENTAZIONE DI GESU' AL TEMPIO

Appena furono compiuti i giorni della purificazione,
Maria e Giuseppe portarono Gesù
al Tempio di Gerusalemme 
per offrirlo al Signore, 
poiché la Legge di Mosè prescriveva 
che ogni figlio primogenito 
fosse consacrato all’Altissimo. 

Ecco i santi genitori Maria e Giuseppe, 
obbedienti alla Legge, porsi in cammino, 
salire la maestosa scalinata del Tempio,
oltrepassare la sacra soglia 
e porre nelle braccia del santo Simeone
il divino pargoletto.

Il Tempio si rallegra nell’accogliere il suo Dio;
il santo Sacerdote non avverte più 
il grave peso degli anni, 
ringiovanito alla presenza del Redentore. 
Gli Angeli contemplano estatici il loro Signore
che si offre quale VITTIMA alla giustizia del Padre; 
Maria e Giuseppe offrono Gesù 
in questo sacrificio anticipato dell’Agnello.

Terribile, funesto annuncio! 

Portando Gesù al Tempio, 
Maria e Giuseppe forse speravano in cuore
 di trascorrere un giorno lieto, 
poiché avevano con sé la gioia del Paradiso.
Quand’ecco in mezzo al cielo sereno, un fulmine.

Quel santo Sacerdote, che ha inteso in cuore 
dallo Spirito Santo che il Figlio di Maria 
è il Salvatore promesso, 
che il fanciullo stretto tra le sue braccia 
è il Messia sospirato, 
ascolta ancora una profezia su di Lui. 
Lo Spirito Santo gli fa comprendere 
e annunziare alla Madre e al Padre verginale
queste solenni parole: 
“Questo caro bambino sarà posto 
quale segno di contraddizione 
per la rovina e la salvezza di molti”. 

Non sarà mai possibile esprimere 
quanto queste dure parole abbiano afflitto
i Cuori di Maria e di Giuseppe. 
Le gioie innocenti gustate fino ad allora
per la nascita del Figliolo divino scomparvero: 
il segno di contraddizione, 
le frecce dei peccatori, 
la perdizione di tanti, 
l’ingratitudine umana, 
la fine dolorosa del loro divin Figlio 
furono ombre nere 
che oscurarono continuamene 
l’orizzonte della loro vita ...

Il santo vecchio Simeone, illuminato da Dio,
appena rivelato questo funesto presagio, 
aggiunse per la Madre parole ancor più terribili:
“E una spada acuta trafiggerà, 
o Vergine, la tua anima”.

Il sinistro bagliore di questa spada 
contristò gli occhi e il cuore di Maria 
durante TUTTA la sua vita 
e LA TRAFISSE sotto la croce.

Da quel giorno, il Golgota fu SEMPRE 
davanti ai suoi occhi, 
come lugubre prospettiva lontana; 
quelle parole aspersero di fiele ogni gioia, 
di nero ogni sguardo. 
Nel latte che dava al Figlio Gesù
intravvedeva il Sangue 
che egli avrebbe sparso; 
nelle fasce in cui lo avvolgeva, 
le funi che lo avrebbero legato; 
nel cibo e nella bevanda che gli porgeva,
l’alimento della morte; 
nei baci impressi sulla fronte e sulle guance,
gli schiaffi e i lividi; 
nei ricci biondi dei capelli 
vedeva penetrare spine; 
nelle palme delle mani e dei piedi 
contemplava i fori dei chiodi. 

Quale crudele, lungo e intenso martirio!

Né lo stesso Giuseppe era indifferente
 alla sorte dolorosa della sua Sposa. 
Anch’Egli avvicinò le labbra a quel calice,
partecipando alle ansie 
e alle strette al cuore della Vergine.

Chi meglio di lui le leggeva nel cuore? 
Chi più di lui traeva da quel mistico pozzo
l’acqua amara per dissetarsene?