LA SANTA FAMIGLIA, MODELLO DI AMORE ALLA CROCE
Non vi è casa senza croce
e membro della famiglia che non abbia la sua.
Misera sarebbe quella dimora da cui la croce fosse bandita.
Nella Casa di Nazareth essa torreggia più alta che altrove,
poiché le tre grandi anime di Gesù, Maria e Giuseppe
divennero tali patendo.
Per Gesù, la Croce fu innalzata subito dopo la nascita:
a Nazareth, poi, si perfezionò di giorno in giorno,
finché sul Golgota fu consumato l’olocausto.
Chi può dire quante lacrime sparse Gesù per noi nella sua vita nascosta?
Chi può narrare quanti sospiri e gemiti egli emise in quei trent’anni?
L’immensa tela dei nostri peccati gli si poneva innanzi ad ogni istante,
riscuotendo dal suo petto il tributo del dolore…
Ma Gesù esultò grandemente nel percorrere la via di sacrifici sempre maggiori
e, poiché più d’ogni altro amava i suoi genitori Maria e Giuseppe,
così più da vicino li fece partecipi della sua sofferenza
e, quali due primi e principali rami,
i innestò al tronco della sua Croce.
Appena, infatti, Maria disse: “Io sarò la Madre del Redentore”,
dovette anche dire: “Io sarò la Madre dell’Uomo dei dolori”.
Ella, che conosceva profondamente le Scritture,
contemplava in esse le pene predette al Redentore:
Isaia, Geremia, Davide, i Profeti…
La Vergine era già vittima, vittima di dolori annunciati…
Alle profezie, poi, seguì presto la realtà:
per lei Betlemme, l’Egitto, Nazareth furono monti di mirra,
salite dolorose che dovevano condurla
alla vetta più alta e più penosa: il Calvario.
A Giuseppe accadde come a Maria:
mentre fu innalzato a grandi onori,
fu anche destinato a grandi dolori.
Pericolo di morte, esilio, afflizioni, fatiche incessanti!
Quali fascio di croci gravò su di lui in segno del suo amore!...
e membro della famiglia che non abbia la sua.
Misera sarebbe quella dimora da cui la croce fosse bandita.
Nella Casa di Nazareth essa torreggia più alta che altrove,
poiché le tre grandi anime di Gesù, Maria e Giuseppe
divennero tali patendo.
Per Gesù, la Croce fu innalzata subito dopo la nascita:
a Nazareth, poi, si perfezionò di giorno in giorno,
finché sul Golgota fu consumato l’olocausto.
Chi può dire quante lacrime sparse Gesù per noi nella sua vita nascosta?
Chi può narrare quanti sospiri e gemiti egli emise in quei trent’anni?
L’immensa tela dei nostri peccati gli si poneva innanzi ad ogni istante,
riscuotendo dal suo petto il tributo del dolore…
Ma Gesù esultò grandemente nel percorrere la via di sacrifici sempre maggiori
e, poiché più d’ogni altro amava i suoi genitori Maria e Giuseppe,
così più da vicino li fece partecipi della sua sofferenza
e, quali due primi e principali rami,
i innestò al tronco della sua Croce.
Appena, infatti, Maria disse: “Io sarò la Madre del Redentore”,
dovette anche dire: “Io sarò la Madre dell’Uomo dei dolori”.
Ella, che conosceva profondamente le Scritture,
contemplava in esse le pene predette al Redentore:
Isaia, Geremia, Davide, i Profeti…
La Vergine era già vittima, vittima di dolori annunciati…
Alle profezie, poi, seguì presto la realtà:
per lei Betlemme, l’Egitto, Nazareth furono monti di mirra,
salite dolorose che dovevano condurla
alla vetta più alta e più penosa: il Calvario.
A Giuseppe accadde come a Maria:
mentre fu innalzato a grandi onori,
fu anche destinato a grandi dolori.
Pericolo di morte, esilio, afflizioni, fatiche incessanti!
Quali fascio di croci gravò su di lui in segno del suo amore!...
… Anime afflitte, non sapete che tutti dobbiamo patire?
Che è proprio del cristiano patire cose grandi?
L’albero non si consolida se non alle scosse frequenti del vento di tramontana
poiché, piegato da esse, mette radici più profonde;
sono piante ben fragili quelle che crebbero in un luogo tranquillo…
Beata quell’anima che accoglie mitemente nel cuore queste trafitture
e ne forma il suo fascio di mirra: essa imita la vita nella Casa Nazarena...
Che è proprio del cristiano patire cose grandi?
L’albero non si consolida se non alle scosse frequenti del vento di tramontana
poiché, piegato da esse, mette radici più profonde;
sono piante ben fragili quelle che crebbero in un luogo tranquillo…
Beata quell’anima che accoglie mitemente nel cuore queste trafitture
e ne forma il suo fascio di mirra: essa imita la vita nella Casa Nazarena...
Molti sono ancora coloro che pensano
RispondiEliminache Gesù abbia abbracciato la Croce della Redenzione
la sera del Giovedì Santo,
con l’ultima Cena
e il sudore di sangue al Getsemani.
In realtà, tutta la vita del nostro Salvatore fu croce e martirio,
fin dal primo istante del suo concepimento,
quando si fece carne, anzi, embrione,
elevando così alla dignità di essere umano
il numero incalcolabile di embrioni
assassinati quotidianamente dalla nostra generazione:
circa un miliardo dalla legalizzazione dell’aborto ad oggi…
La Croce è stata, poi, abbracciata da Cristo a Betlemme,
dove nacque in grande povertà
in una grotta fredda e buia, rifugio di animali;
in Egitto, dove visse da esule per alcuni anni;
a Nazareth, dove nascose la sua divinità
dietro ad un banco di falegname;
nei tre anni di predicazione tra il suo popolo,
privo perfino di un giaciglio su cui posare il capo,
schernito e considerato pazzo dagli stessi Nazareni,
che riconobbero in lui solo il figlio del carpentiere…
A questo lungo martirio,
Cristo associò, seppur in grado diverso,
sua Madre e il suo Padre verginale,
i quali non solo accettarono,
ma anche offrirono con amore
ogni loro sofferenza fisica e spirituale,
divenendo, con l’Uomo-Dio, tre vittime innocenti in espiazione dei nostri peccati...