IL GIOVANE GIUSEPPE
con Maria, giovane fanciulla, al suo fianco,
con l’evidente scopo di voler salvaguardare
la verginità della Madre di Dio.
Non fu però così.
Nel suo Vangelo, San Luca racconta:
“L’angelo Gabriele fu inviato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth,
ad una Vergine promessa ad un uomo di nome Giuseppe” (1,26-27).
La Madonna, dunque, era stata promessa prima dell’apparizione dell’Angelo,
quando cioè nessuno poteva ancora immaginare
che sarebbe stata scelta da Dio come Madre di Gesù.
NON vi era perciò alcun motivo per cui la giovanissima Maria
avrebbe dovuto condividere la sua vita con un coniuge anziano.
E’ perciò lecito supporre che Giuseppe avesse solo qualche anno in più di lei,
secondo le consuetudini di ogni paese...
GIUSEPPE, IL CARPENTIERE
operaio completo nel suo settore,
in grado di costruire non solo tavoli, panche, travi o porte,
ma anche secchie, pale, gioghi, madie, aratri, serrature, selle e spranghe.
Non è fantasia immaginarlo cercatore di legno nel bosco o di commissioni in paese,
stanco soprattutto alle braccia,
molestato dal freddo o dal caldo,
e tuttavia sempre con la mente ed il cuore rivolti al Padre nei Cieli,
felice di compiere, pur tra mille prove, la divina Volontà.
Nel suo piccolo laboratorio
la fatica della braccia unì la Terra al Cielo:
il lavoro manuale, infatti, disprezzato da alcuni e fuggito da altri,
fu lì sommamente nobilitato.
San Giuseppe lavorò sempre bene,
onestamente,
mantenendo fede agli impegni assunti,
non solo per sostentare sé e la sua famiglia,
ma anche come servizio alla comunità di Nazareth.
Egli lavorò soprattutto con amore e col pensiero sempre rivolto al Padre nei Cieli,
offrendo a lui ogni fatica unita a quella di Gesù
che – pur essendo Dio – non disprezzò il lavoro,
anzi, divenuto carpentiere Egli stesso, lo santificò infinitamente...GIUSEPPE, IL PADRE VERGINALE DI GESU'
con la Prima Persona della SS. Trinità il titolo di Padre.
In quanto Padre verginale di Gesù,
Egli gli restò accanto nel tempo della serenità e in quello del pericolo:
a Betlemme, in Egitto, a Gerusalemme, a Nazareth.
Da Lui il Salvatore imparò
tutto ciò che occorre ad un bambino per diventare uomo.
Egli fu per Cristo il migliore dei padri.
NESSUN ALTRO avrebbe potuto fare per Gesù
ciò che fece Giuseppe di Nazareth,
né amarlo come lo amò Lui,
con tutta l’effusione del cuore,
sentendo di voler essere tutto per Cristo,
fino all’ultimo respiro, anche a costo della propria vita,
riconoscendosi sempre indegno delle predilezioni avute
e promettendogli fedeltà assoluta.
Nessun’altro al mondo ha potuto,
né potrà mai avere a sé soggetto Colui
che da sempre e per sempre comanda a tutte le creature del Cielo e della Terra.
Quale sapienza e quali virtù avrà dunque avuto il giovane Giuseppe,
chiamato da Dio ad un tale compito!
Eppure, esercitando la sua autorità su Cristo,
Egli fu sempre umilissimo
e comandò al Redentore SOLO in obbedienza alla divina Volontà...
In quanto Sposo verginale dell’Immacolata,
San Giuseppe ricevette da Dio qualità specialissime,
che gli permisero di partecipare all’eccelsa dignità della Madonna.
Egli, dopo la sua Sposa, sorpassò in eccellenza ogni altra creatura.
Con la sua verginità,
rese possibile che il Verbo fosse concepito e nascesse verginalmente da Maria.
Il loro matrimonio fu il più riuscito dell’umanità
perché il più santo.
Mentre Adamo ed Eva furono l’inizio della rovina del genere umano,
Giuseppe e Maria furono l’inizio della riparazione di tale rovina;
mentre Adamo ed Eva trasmisero la morte del peccato ai posteri,
Giuseppe e Maria portarono la vita della grazia ad ogni uomo:
Lei, concependo e dando alla luce verginalmente il Salvatore;
Lui, nutrendolo e custodendolo.
Il matrimonio di Maria e di Giuseppe
fu UNICO nella storia umana.
Egli amò Maria con l’affetto di tutto il suo Cuore castissimo,
provando per Lei, in quanto Madre del Messia,
una profonda venerazione.
San Giuseppe fu anche il primo devoto della Madonna:
nessuno, dopo Gesù, conobbe più di Lui la grandezza dell’Immacolata.
Egli la prese come suo Modello,
imitando in sé tutte le virtù della sua Sposa.
Non amò nulla e nessuno, dopo Gesù, più di Lei.
E’ altrettanto certo, che Maria, perfetta in tutto,
si distinse anche nell’amore per Giuseppe,
impetrando, con la preghiera, doni e grazie al Santo
e sostenendolo nel compiere fedelmente la sua straordinaria missione,
UNICA nella storia dell’umanità...
GIUSEPPE, IL CAPO DELLA SANTA FAMIGLIA
e non per presunzione propria, ma per volere di Dio.
E’ certo che la Madonna vide sempre in San Giuseppe
il capofamiglia e a lui lasciò ogni decisione.
Del resto, uguale comportamento fu tenuto dall’Angelo del Signore,
che non si rivolse alla Vergine,
ma a Giuseppe affinché Gesù e Maria fossero posti in salvo in Egitto
e ritornassero a Nazareth dopo la morte di Erode.
Fu ancora Giuseppe, il capofamiglia,
a compiere su Gesù il rito ebraico della circoncisione,
offrendo le prime gocce di sangue del Bambino al Padre nei Cieli
e imponendogli il nome.
Sul Santo poggiò, dunque, ogni responsabilità e iniziativa.
Egli conosceva i suoi doveri
e li assolse pienamente e con grande amore.
Visse fra Gesù e Maria, ma non se ne vantò.
Non una parola rivelò il mistero che li avvolgeva:
Giuseppe non svelò mai di essere il Custode del Redentore,
ma volle essere considerato da tutti semplicemente “il carpentiere”.
GIUSEPPE, L'UOMO DEL SILENZIO, DEL NASCONDIMENTO, DELL'OBBEDIENZA
San Giuseppe, in silenzio, adempì perfettamente la Volontà di Dio.
I Vangeli non riportano alcuna sua parola.
Egli tacque, serbando nel suo cuore i grandi segreti del Signore.
Custodì i suoi tesori, nascondendoli agli occhi degli uomini,
e celandosi con loro nell’ombra,
a Betlemme,
in Egitto
e ancor più a Nazareth.
Silenzioso e paziente,
eseguì i voleri che gli venivano comunicati di volta in volta
dagli Angeli, messaggeri di Dio.
Ubbidì quando l’Angelo gli rivelò la divina Maternità della sua Sposa;
ubbidì quando gli venne ordinato di fuggire in Egitto
per evitare l’ira omicida di Erode;
ubbidì durante la permanenza in Egitto,
e ubbidì ancora al comando del Signore
quando gli fu detto di ritornare a Nazareth.
E così per tanti anni, per tutta la vita.
Il suo fu un Sì senza reticenze,
senza ripensamenti,
senza riserve,
totale, eroico.
Dio lo volle come un’ombra
e Giuseppe fu davvero l’ombra del Padre,
che protesse e difese i tesori del Cielo: Gesù e Maria.
Come per la Madonna,
l’impegno dell’intera sua esistenza
fu quello di fare in tutto e per tutto la divina Volontà...
GIUSEPPE, NEL MAGISTERO DEI SOMMI PONTEFICI
Lo Spirito Santo, che illumina, vivifica e dirige tutta la Chiesa,
ha progressivamente guidato i Pontefici
nel promuovere la riflessione teologica
e la devozione a San Giuseppe,
svelando ai fedeli degli ultimi due secoli
la sua grandezza, la sua missione, la sua potente intercessione.
Pio IX lo ha proclamato Patrono universale della Chiesa;
Pio XII, che ha istituito la Festa di San Giuseppe Artigiano il 1° maggio,
lo ha definito Patrono e modello dei lavoratori;
il Beato Giovanni XXIII lo ha nominato Patrono del Concilio Vaticano II;
Benedetto XV ha affidato a lui gli agonizzanti;
Leone XIII gli ha dedicato – primo Papa nella storia –
un’intera Enciclica, la "Quamquam Pluries",
con la preghiera “A te, o beato Giuseppe”,
arricchita di numerose indulgenze;
San Pio X ne ha approvato le Litanie,
invitando i fedeli ad onorarlo nel giorno di mercoledì,
a Lui dedicato;
Pio XI ne ha evidenziato più volte la sovreminente missione
su tutte le altre missioni,
compresa quella di Giovanni Battista e di San Pietro;
Giovanni Paolo II ha fatto dono alla Chiesa
dell’indimenticabile Esortazione Apostolica
"Redemptoris Custos" - "Il Custode del Redentore";
Benedetto XVI, infine, ha più volte sottolineato l’eccellenza delle sue virtù...
I Sommi Pontefici, dunque, non hanno perso occasione
di invitare la Chiesa intera ad onorare questo straordinario Santo...
Perché, allora, non fare tesoro anche noi dei loro insegnamenti?
GIUSEPPE E LA PASSIONE DI CRISTO
San Giuseppe morì qualche anno prima di Gesù,
ma con grande probabilità apprese molti particolari della Passione del Figlio
attraverso le Sacre Scritture, che certo conosceva bene
– soprattutto le profezie di Geremia e di Isaia –
o forse dagli stessi Gesù e Maria nei lunghi anni della vita nascosta a Nazareth.
Il Santo avrà pertanto sofferto moltissimo
nell’immaginare i tormenti futuri di Cristo,
nell’ipotizzare che forse non avrebbe potuto essergli di aiuto in alcun modo
e, ancora, nel prevedere le ingratitudini e la rovina di tanti peccatori ostinati,
per i quali nulla avrebbe valso il Sangue del Redentore.
Non è infine da escludere che si sia offerto di patire egli stesso
per assomigliare un poco a Cristo,
soprattutto negli ultimi anni di vita,
quando il profondissimo dolore al pensiero della Passione
andò probabilmente aumentando sempre più
e con esso il desiderio di immolarsi accanto al Figlio...
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